Circolare Ministeriale – Ministero della Pubblica Istruzione – 11 novembre 1990, n. 309

(prot. n. 4030/221/BN).

Oggetto: “Programmazione dell’attività ispettiva nell’ambito regionale per il triennio 1990-1992.”

Ministero della Pubblica Istruzione

Gabinetto

La esigenza di fronteggiare con le strategie più efficaci le sfide educative odierne chiama direttamente in causa il Corpo ispettivo, per impegnarlo in un’opera sistematica di verifica ed assistenza alle scuole e agli Istituti di ogni ordine e grado, sia statali che pareggiati e legalmente riconosciuti.

La predisposizione di un piano organico di interventi ispettivi in grado di offrire un contributo decisivo alla soluzione dei problemi nascenti dalla complessità delle attuali istanze socio-pedagogiche richiede per altro una precisa individuazione dei temi oggetto delle verifiche ispettive e la messa a punto di una programmazione di ampio respiro, riferibile ad un’attività di durata biennale.

Le SS.LL. sono a tal fine pregate di indire, entro e non oltre il 10 dicembre p.v., una prima Conferenza regionale di servizio, che consenta alla Segreteria Tecnica degli Ispettori di definire, di concerto con i Provveditori, un piano ispettivo trimestrale finalizzato al graduale sviluppo dei temi programmatici, che vengono qui in linea di massima indicati.

Efficienza organizzativa e didattica delle istituzionali scolastiche

La legge n. 148/1990 ha modificato profondamente la scuola elementare con una riforma di portata storica, che prevede strutture del tutto nuove, tra cui assume particolare rilievo il “modulo organizzativo dei tre insegnanti”. Appare pertanto opportuno osservare attentamente il funzionamento complessivo del nuovo sistema, al fine di renderlo sempre più aderente alle finalità proprie della scuola di base.

Per la scuola media occorre operare:

a) un attento controllo della attività didattica in vista di una sempre più puntuale coerenza con i compiti educativi della scuola dell’obbligo e i contenuti indicati nei Programmi del 1979;

b) una verifica dei criteri e delle modalità di valutazione del profitto alla luce dell’odierno didattico docimologico;

c) accertamenti sulla corretta impostazione del “tempo prolungato”, in relazione alle effettive esigenze dell’utenza e alla fornitura di servizi di mensa e trasporto da parte dell’Ente locale.

Le verifiche da effettuarsi nelle scuole e negli Istituti dell’ordine secondario-superiore devono essere centrate sulla organizzazione funzionale e didattica delle singole unità scolastiche, con particolare riferimento alla utilizzazione delle attrezzature e degli impianti di dotazione. Non si mancherà altresì di indagare, all’occorrenza, sulla qualità complessiva dell’insegnamento e la effettiva compatibilità delle eventuali innovazioni metodologico-didattiche, previste dall’art. 2 del decreto del Presidente delle Repubblica n. 419/1974, con le peculiarità pedagogico-culturali dello specifico ordine di studio esistente nella scuola o nell’Istituto oggetto delle verifiche.

Una delle condizioni essenziali della efficienza delle istituzioni scolastiche risiede nella indefettibile assiduità dei docenti e dei dirigenti. Occorre in proposito tener presente che il crescente fenomeno delle assenze degli operatori scolastici comporta, tra l’altro, costi molto elevati, resi necessari dall’assunzione di un gran numero di supplenti. Quanto mai opportuna, si palesa quindi una verifica di merito, intesa, eventualmente, a fornire i suggerimenti più idonei al contenimento del fenomeno.

Un altro aspetto meritevole di considerazione nell’ambito del tema in questione è altresì quello relativo ai viaggi e alle visite di istruzione. Salutare e talora insostituibile può certamente risultare il contributo educativo offerto dalla realizzazione di tali iniziative, che sono per altro disciplinate da apposite disposizioni. E’ però necessario che queste escursioni dalla ordinaria attività didattica siano opportunamente programmate, oltre che accuratamente preparate dai docenti interessati. Bisogna cioè evitare che la componente divagatorio-turistica prevalga a tal punto nelle aspettative degli alunni, da sviarvi il senso e il valore di esperienze che sono altrimenti destinate ad avere una durevole incidenza formativa.

Si rammenta infine che la inosservanza della norma relativa al numero regolamentare dei giorni di attività didattica nel corso dell’anno si traduce in una flagrante inadempienza.

Dispersione scolastica

Le norme che, disseminate in vari documenti normativi, sanciscono, quasi sempre in un dettato vibrato e solenne, il diritto allo studio, rischiano di apparire formule sbrigative o anche enfatiche enunciazioni di principio, se vengono messe a confronto con il fenomeno dei 75.000 preadolescenti che non concludono il ciclo dell’obbligo e le altrettante preoccupanti impennate di “abbandoni” scolastici subito dopo la prima classe dell’ordine secondario superiore.

Una evasione così massiccia dall’obbligo, aggravata dal numero elevato delle precoci diserzioni in un grado secondario di studi che solo per ritardi legislativi si colloca ancora nella fascia post-obbligo, non può rientrare, secondo quanto è già stato rilevato da autorevoli esperti, in una dimensione “fisiologica” dei processi formativi. Il fenomeno va invece imputato alla esistenza di ascose o non chiare “tendenze emarginatrici” del sistema, che riescono talora a neutralizzare persino l’azione di interventi istituzionali predisposti in favore degli handicappati e degli svantaggiati. Se poi si tien presente che le quote più alte della emarginazione scolastica si registrano in determinate zone, quali sono quelle meridionali, od anche quelle rurali o montane e persino gli agglomerati periferici dei grandi centri urbani, si deve riconoscere che la nostra scuola marcia “a più velocità”.

La presenza di una dispersione scolastica di inquietanti proporzioni pone in luce l’urgenza di una cultura pedagogica e di un costume educativo ispirati all’ormai noto concetto della “discriminazione positiva”: una discriminazione, in altri termini, che si espliciti attraverso il doveroso riguardo in favore dei soggetti più vulnerabili. Gli interventi ispettivi, che non possono ignorare i fenomeni appena accennati, devono quindi far presente la necessità, non più eludibile, di provvedimenti in grado di offrire, quando necessario, una compensazione educativa ai meno favoriti. La realizzazione, in ben determinate aree a rischio del territorio nazionale, di esperienze-pilota organizzate dal Ministero è un segno eloquente dell’emergenza del problema e della esigenza di interventi di tipo forte.

Orientamento

L’esigenza di assicurare a tutti gli alunni una educazione qualificata e una armonica maturazione della propria personalità e dell’identità professionale fa emergere la funzione dell’orientamento come base di una strategia educativa adeguata alla complessità della dinamica sociale e produttiva. Occorre pertanto che l’attività di orientamento sia svolta dalla scuola, anche se con limiti imposti dalla rigidità dell’attuale sistema. La estrema plasticità dei tratti formativi dell’alunno di scuola media conferisce a questo grado di istruzione un ruolo decisivo dovrà avvalersi di adeguate metodologie volte alla costruzione di un curricolo orientativo.

Problemi di natura diversa si pongono invece ai docenti della scuola secondario-superiore, ove una ben congegnata attività di orientamento richiede un certo grado di flessibilità del vigente ordinamento e un arricchimento di competenze professionali che pongano i docenti in grado di assolvere anche i compiti relativi all’orientamento.

Gli ispettori dovranno quindi far presente che è necessario rivolgere particolare attenzione, nell’ambito di un’appropriata programmazione di Istituto, alla costruzione di moduli orientativi, da realizzarsi, ove possibile, con la collaborazione di esperti del mondo del lavoro e della ricerca.

Educazione alla salute. Prevenzione delle tossicodipendenze

La legge 26 giugno 1990, n. 162, recante norme sulla “disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza”, contiene alcune precise “Disposizioni relative al settore scolastico”. Il Ministero della Pubblica Istruzione viene ufficialmente investito del compito di “promuovere e coordinare le attività di educazione alla salute e di informazione su danni derivanti dall’uso di sostanze psicotrope”. Tale azione deve essere condotta attraverso l’adozione di “programmi annuali differenziati per tipologie di iniziative e relative metodologie di applicazione, da realizzarsi nelle scuole”.

In proposito va comunque fatto presente che, già da un decennio, la scuola ha affrontato il problema, dedicandovi ricerche e iniziative varie, che le hanno consentito di creare un patrimonio di risorse utili a fronteggiare l’emergenza della droga e dell’AIDS.

Il Ministero della Pubblica Istruzione ha altresì affiancato lo sviluppo del programma elaborato dalla Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Consiglio d’Europa, con un ampio e articolato discorso sulla salute inteso anche a metterne in luce le valenze formative integrabili in un curriculo scolastico. E’ stato a tal fine istituito il Servizio Centrale di Educazione alla Salute, che opera attraverso una rete di docenti responsabili, dislocati presso i Provveditorati. Vanno in tal modo maturando proposte ed esperienze in grado di dare una risposta ad alcuni specifici problemi della condizione giovanile.

L’insieme delle norme esistenti e delle ricerche attivate deve essere opportunamente riproposto all’attenzione degli operatori scolastici, i quali non mancheranno di svolgere un’opera costruttiva di informazione e sensibilizzazione in una materia così delicata.

Educazione ambientale

L’educazione ambientale trova un’appropriata collocazione nei Programmi della scuola media del 1979 e in quelli della nuova scuola elementare. Ne mancano espliciti e puntuali riferimenti a questa tematica nei programmi sperimentali per il biennio già avviati in numerosi istituti secondario-superiori.

Tale situazione esistente nella scuola in ordine al crescente interesse per l’ambiente riflette quasi specularmente lo stato di accentuata attenzione dell’opinione pubblica per il deterioramento degli ecosistemi, causato da ben noti fenomeni di degrado. Deve comunque evitarsi che le amplificazioni e la spettacolarità, per tipiche dei messaggi diffusi dai mezzi di comunicazione di massa, finiscano per provocare un approccio emotivo e irrazionale ai problemi.

Gli Ispettori devono pertanto aver cura di sottolineare la funzione di filtro affidata alla scuola, che deve assolvere il suo compito di educazione all’ambiente, affrontandolo su solide basi scientifiche e selezionando convenientemente le fonti di informazione.

Sarà pertanto necessario sollecitare i collegi dei docenti ad intraprendere utili iniziative didattiche, volte a stimolare negli alunni “una diffusa coscienza e cultura ambientale”, secondo quanto suggerito nel protocollo d’intesa stipulato tra il Ministero della Pubblica Istruzione e quello dell’Ambiente.

In tempi sin qui indicati, che rivestono una importanza prioritaria, saranno oggetto di indagini e valutazioni approfondite da parte degli Ispettori, che non mancheranno di fornire in ogni situazione l’insostituibile ausilio della loro competenza.

Ciò non toglie però che altri problemi attinenti al funzionamento di singole unità scolastiche possano proporsi all’attenzione degli Ispettori, che provvederanno sicuramente ad assumerli tra gli impegni della propria attività.

Le scuole e gli Istituti da ispezionare saranno selezionati in maniera da estrarne un campione significativo e attendibile.

I risultati emersi dalle verifiche effettuate nel corso dell’attività ispettiva saranno oggetto di un’attenta valutazione collegiale. Gli elementi di giudizio così definiti verranno esaminati in seno alla seconda Conferenza regionale di servizio, da tenersi entro il 10 marzo 1991, in vista della predisposizione del successivo piano ispettivo trimestrale.

Il Coordinatore avrà il compito di procedere ad una sintesi dei dati acquisiti nel corso delle ispezioni e di redigerne una relazione complessiva, da trasmettere, entro il 15 luglio 1991, alla Segreteria Centrale degli Ispettori e agli Uffici scolastici provinciali singolarmente interessati.

I signori Provveditori sono vivamente pregati di voler assicurare alle Conferenze regionali di servizio la propria personale partecipazione.

Il Ministro: BIANCO

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